Vacanze a Capo D' Orlando
Il santuario della Madonna, un tempo vedetta per le incursioni dei pirati, in un suggestivo tramonto Il santuario della Madonna, un tempo vedetta per le incursioni dei pirati, in un suggestivo tramonto
Centro a prevalente vocazione balneare del comprensorio dei Nebrodi, del quale è uno dei poli, insieme a Sant'Agata di Militello e Patti, è nato come borgo di pescatori. Originariamente frazione di Naso, il paese ha raggiunto l'autonomia il 25 giugno 1925, dopo uno sviluppo legato principalmente all'attività dei pescatori. A Capo d'Orlando visse fino alla sua scomparsa Lucio Piccolo, cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (v. "Il Gattopardo"). Altri illustri orlandini sono il regista Vittorio Sindoni e la giornalista del TG3 Giuseppina Paterniti. È sede di attività artistiche (pinacoteca comunale, museo Villa Piccolo), di svago (Tv locale, cinema, teatro, porto, club Blues).
Il nome di Capo d'Orlando risale all'epoca normanna, quando fu battezzata così in onore di una presunta sosta del paladino Orlando durante una crociata in Terra santa. Secondo la leggenda sarebbe stata fondata da Agatirso, figlio di Eolo, re dei venti e delle isole Eolie (da non confondere con Eolo, dio dei venti presso i greci, con il quale viene spesso confuso, a partire nell'Eneide di Virgilio, opera nella quale le due figure mitologiche vengono sovrapposte per la prima volta nel libro I).
La fondazione, secondo la leggenda, risalirebbe a tempi non lontani dalla guerra di Troia, intorno al 1183 avanti Cristo e da principio il paese avrebbe conservato il nome di Agatirso, "colui che porta lo splendido tirso":
dunque sarebbe stata in origine una città sacra al culto di Dioniso, simboleggiato appunto dal tirso.
Nove secoli più tardi, nel 209 a.c., secondo le cronache di Tito Livio, Agatirso o Agatirno, "società di ladri, esuli e malfattori", subì una massiccia deportazione: circa 4.000 persone furono deportate in Calabria dal console Levino, forse proprio per effetto dei culti dionisiaci. È questa l'ultima traccia della storia di Capo d'Orlando prima dei Normanni: la testimonianza successiva è di Goffredo da Viterbo, cappellano di Carlo Magno, che riferisce la decisione dell'imperatore del Sacro Romano Impero di ribattezzarla col nome attuale (probabilmente anche per rimuovere quel nome paganeggiante).
Durante il Vespro siciliano il 4 giugno 1299, Capo d'Orlando torna nelle cronache con una battaglia navale tra Giacomo II e Federico III per la reggenza degli Aragonesi in Sicilia, nel contesto della disputa fra Aragonesi e Angioini per il trono siciliano. Quasi un secolo più tardi, nel 1398, Capo d'Orlando è di nuovo citata nelle cronache per l'assedio di Bernardo Cabrera, conte di Modica, che insegue Bartolomeo di Aragona, traditore del re Martino I rifugiatosi nel Castello che si trova sul promontorio dal quale Capo d'Orlando prende il nome.
In questa occasione il Castello, utilizzato fino ad allora come roccaforte di guardia contro i pirati, viene distrutto: iniziano così le incursioni dei pirati, due delle quali testimoniate nel 1589 e nel 1594, fino alla realizzazione di una postazione di guardia, nel 1645. Nel 1600 il ritrovamento vicino al Castello di una piccola statua della Madonna, che secondo la leggenda sarebbe stata portata da San Cono Abate, porta la comunità locale a costruire il Santuario di Maria Santissima, tuttora simbolo del paese.
I secoli successivi, segnatamente il XVIII e l'inizio del XIX, sono anni di lunghe e dannose alluvioni, che spingono i conti d'Amico, antichi proprietari del latifondo, a cederne la proprietà al Comune di Naso. Ma le alluvioni sono un'occasione di nuova fortuna per Capo d'Orlando: per effetto dell'azione del mare nasce una pianura molto fertile, e le filande - attive già dal XV secolo in contrada Malvicino insieme alla coltura della canna da zucchero - vivono una fase di sviluppo. Capo d'Orlando affianca dunque le coltivazioni all'attività dei pescatori, e per proteggere il centro dalle scorribande dei pirati e sfruttare le nuove risorse i baroni di Naso realizzano una torre fortificata e un trappeto per lavorare lo zucchero.
Nello stesso periodo, nella zona di San Gregorio nasce una tonnara: è così che Capo d'Orlando - e più nello specifico il borgo marinaro di San Gregorio, vero cuore pulsante del paese fino alla fine del XIX secolo - raggiunge una forte indipendenza economica e inizia a crescere demograficamente, anche per effetto del completamento, nel 1895, della ferrovia che attraversa il centro e delle statali 113 Messina-Palermo e 116 Capo d'Orlando-Randazzo. A cavallo fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo iniziano così le agitazioni popolari per rivendicare l'autonomia da Naso, che ormai ha la stessa rilevanza economica e demografica della frazione e per tenere l'avamposto a mare concede porzioni di territorio agli orlandini. Ma le agitazioni proseguono, fino a quando, il 25 giugno 1925, Capo d'Orlando ottiene l'autonomia, suggellata il 27 settembre dello stesso anno dall'inaugurazione del municipio.