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Museo Egizio a Torino

Museo Egizio a Torino

Il Museo delle antichità egizie di Torino, meglio conosciuto semplicemente come Museo egizio, è considerato, per l'importanza dei reperti, il più importante dopo quello de Il Cairo.

Ha sede nello storico palazzo dell'Accademia delle Scienze, palazzo che ospita anche la Galleria Sabauda, eretto nel XVII secolo dall'architetto Guarino Guarini. Nel 2006 è stato visitato da 554.911 persone.

Il museo è stato fondato nel 1824 da Carlo Felice, che acquistò la Collezione Drovetti, composta dai ritrovamenti di Bernardino Drovetti, console francese in Egitto. Fu in seguito ampliato con i reperti provenienti dagli scavi di Ernesto Schiaparelli proveniente da Barbania.

Nel museo sono presenti circa 30mila pezzi che coprono il periodo dal paleolitico all'epoca copta. I più importanti sono:

la tomba intatta di Kha e Merit
il tempio rupestre di Ellesija
il Canone Reale, conosciuto come Papiro di Torino, una delle più importanti fonti sulla sequenza dei sovrani egizi
la Mensa isiaca, che i Savoia ottengono dai Gonzaga nel XVII secolo
la tela dipinta di Gebelein
i rilievi di Djoser
le statue delle dee Iside e Sekhmet e quella di Ramesse II scoperte da Vitaliano Donati nel tempio della dea Mut a Karnak

Il Museo Egizio di Torino è, come quello del Cairo, dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Egitto antico. Molti studiosi di fama internazionale, a partire dal decifratore dei geroglifici egizi, Jean-François Champollion, che giunse a Torino nel 1824, si dedicano da allora allo studio delle sue collezioni, confermando così quanto scrisse Champollion: «La strada per Menfi e Tebe passa da Torino».

Il Museo Egizio (propriamente Museo delle Antichità Egizie) è costituito da un insieme di collezioni che si sono sovrapposte nel tempo, alle quali si devono aggiungere i ritrovamenti effettuati a seguito degli scavi condotti in Egitto dalla Missione Archeologica Italiana tra il 1900 e il 1935.

In quell’epoca vigeva il criterio secondo cui i reperti archeologici erano ripartiti fra l’Egitto e le missioni archeologiche. Il criterio attuale prevede che i reperti rimangano all’Egitto.