Castellaneta tra Storia Mare e Cultura
Un viaggio nel meraviglioso paese che ha dato i natali al grande Rodolfo Valentino, tra una passeggiata nel centro storico, sole ed un tuffo in mare.
Il suo territorio (fra i primi 100 comuni italiani per superficie, per la precisione settantottesimo) va dalla Murgia tarantina fino al Mar Ionio, e presenta una grande varietà di paesaggi e diverse presenze naturalistiche storiche e archeologiche.
Castellaneta è solcata da una serie di "gravine" e di "lame" (naturale prosieguo delle gravine con pareti più dolci) di origine carsica, che si dirigono verso il mare facendo confluire le acque che raccolgono durante le piogge nel fiume Lato.
Montecamplo (più precisamente S.Trinità) è il suo punto più alto (411 m).
I primi segni di una importante presenza nel territorio castellanetano risalgono all'età del bronzo (2000-1000 a.C.). Sono stati infatti trovati numerosi vasi ed altri manufatti risalenti a tale periodo in località Minerva. Si hanno notizie certe che il territorio castellanetano in tale periodo fosse abitato da Siculi, da Messapi e da Iapigi.
Sulla cima del Montecamplo, ricco di grotte e di gravine, invece, ci sono stati rinvenimenti paleolitici e di origine Apulo-Peuceta.
Il Medioevo
In seguito alla distruzione dell'insediamento di Minerva da parte di Alarico, la popolazione sfuggì alla stessa riparando nei paesi vicini. Sulle ceneri dell'insediamento precedente, nacque nel 550 la città di Castanea. Le invasioni dei Saraceni permisero alla città di Castanea di ingrandirsi, trovandovi rifugio nelle sue mura fortificate gli abitanti dei paesi vicini. In questo periodo la città cambiò nome divenendo prima Castellum Unitum e poi Castellanetum.
Esiste però un'altra versione sulle radici di Castellaneta. Infatti, secondo lo storico Giacomo Arditi, Castanea era cosa ben diversa dall'attuale Castellaneta: Castanea giaceva sul Lato, era di origine magno-greca e esistette fino alla fine del VIII secolo (secondo le carte topografiche di Carlo Magno). Nell'842 i Saraceni dilagarono, saccheggiarono e distrussero quasi tutti gli insediamenti del circondario, e probabilmente Castenea fu tra i malcapitati. Questi allora si riunirono, creando una città fortificata nel punto più alto: da questa unione nacque il nome Castellum Unitum, poi trasformato in quello attuale.
In seguito alla conquista della città da parte dei Normanni nel 1064, la città divenne anche diocesi.Tre anni dopo il paese venne riconquistato dal generale greco Mabrica e ritornò in mano bizantina. Questo dominio durerà poco, e Castellaneta ritornerà in mano ai Normanni.
Nel 1200 Carlo d'Angiò conquistò la cittadina che dapprima risultò un feudo e che successivamente venne trasformata in città Regia. Nel XIII secolo la città passò in mano agli Aragonesi, per poi ritornare nuovamente agli Angioini.
L'avvenimento storico - da cui prendono il nome una via (Via SACCO) e tre vicoli (Vico 1° SACCO, Vico 2° SACCO e VICO 3° SACCO) del centro storico - scaturisce dalla contesa del Regno di Napoli da parte di spagnoli e francesi (fine del '400 - inizio del '500).
All'epoca dei fatti il regno era in mano degli Aragonesi. Nel 1496 Ferdinando II lasciava come suo erede al trono di Napoli suo zio Federico I.
Costoro, in cambio dell'asilo e delle provvigioni che ricevevano giornalmente, si erano impegnati a pagare, ogni mese, una certa somma, in monete d'oro. Ma poichè le milizie francesi non riuscivano a tenere i loro impegni, i castellanetani, stanchi di aspettare invano dopo 10 mesi di ospitalità, andarono a trovare i soldati spagnoli, li radunarono nelle vicinanze del paese e, il 23 Febbraio 1503, allorchè i soldati francesi pranzavano, penetrarono nei loro alloggi armati di ramaglie e di sassi, si gettarono con forza su di loro, li presero e li gettarono nelle mani dei soldati spagnoli, i quali li misero in prigioni sotterranee, alcuni a Barletta ed altri un po' altrove.
Questa aggressione avvennne nei pressi della Cattedrale, più precisamente in vico Sacco.
Il duca di Nemours immediatamente corse in aiuto dei francesi in fuga assediando Castellaneta, la quale priva d'artiglieria pensò di venire a patti con il nemico offrendo migliaia di libbre d'oro. Ma il duca di Nemours ne pretese tre volte tanto e minacciò di dare alle fiamme la città. I concittadini, presi dalla disperazione, ricorsero nuovamente alle armi con l'aiuto di un esiguo numero di soldati spagnoli e grazie anche alla contemporanea aggressione degli Spagnoli a Ruvo (città più importante per i francesi), riuscirono a salvare la città. Per questa eroica resistenza, la città di Castellaneta fu insignita dal re Ferdinando il Cattolico del titolo di "Fidelissima Civitas".
L'era contemporanea e il Brigantaggio
Nel 1858 Giuseppe Garibaldi, camuffato da venditore di candele, incontrò nel fondo rustico La Torretta alcuni castellanetani. Due anni dopo, nel 1860, i castellanetani votarono in modo quasi plebiscitario per l'annessione al Regno d'Italia. Tuttavia il territorio castellanetano fu utilizzata negli anni a seguire come rifugio da numerosi Briganti, tra cui il famoso Antonio Locaso, lucano detto "il Crapariello" ('u Craparidd), il quale venne giustiziato dalle milizie del costituito Regno d'Italia ed il cui corpo venne lasciato esposto nella piazza principale del paese (piazza Vittorio Emanuele) per oltre due giorni.
Castellaneta diede un pesante contributo di uomini alla prima guerra mondiale e per i tanti morti della guerra fu edificato nel luogo dove oggi sorge il municipio un monumento accerchiato da tanti alberi quanti furono i morti. Il monumento fu poi spostato nel cimitero, per dar spazio alla costruzione del nuovo municipio al quale è stato affiancato un nuovo monumento ai caduti di tutte le guerre. Nella seconda guerra mondiale invece, in seguito alla ritirata dei tedeschi, questi ultimi bombardarono la città e provocarono la morte, attraverso lo scoppio di due granate, di 27 persone tra bambini, cittadini e rappresentanti dei Carabinieri, colpevoli solo di festeggiare l'arrivo degli alleati. Per l'umanità espressa dai cittadini in questa triste occassione, fu assegnata al comune la medaglia di bronzo al valor civile.
Una delle pagine più tristi della storia castellanetana riguarda il crollo di un intero stabile in viale Verdi il 7 febbraio 1985, in seguito al quale persero la vita 34 persone. In seguito al tragico crollo avvenuto a Castellaneta il 7 febbraio 1985, in viale Verdi, si è costituito il Comitato dei Familiari delle Vittime.
Ai funerali partecipò anche l'allora Presidente della repubblica Sandro Pertini. Il processo che ne seguì è ancora in corso, nel frattempo dove sorgeva lo stabile è stato costruito un auditorium (nei locali del quale è presente anche la biblioteca comunale) ed è stato eretto un monumento in ricordo delle vittime.